PIZZE e FOCACCE

LE TRADIZIONI, GLI IMPASTI, LE RICETTE

DA DOVE ARRIVA
LA PIZZA?


La pizza è un piatto antichissimo, addirittura si dice che già gli Etruschi mangiassero qualcosa che aveva qualche somiglianza con la pizza odierna. La parola pizza viene dal latino pinzare, che poi vuol dire pestare, schiacciare.

Nel Cinquecento chiamavano pizza de pane una focaccia che accompagnava carne e altre vivande. Quello che è certo, è che la storia della pizza, così come la conosciamo oggi, nasce a Napoli già dal Seicento. Una pizza senza pomodoro, bianca, condita solo con aglio, strutto e sale grosso, nella versione più povera, o con caciocavallo e basilico nella più ricca. Quando poi il pomodoro entra nella cucina campana, ecco che la pizza si impone e diventa in breve uno dei piatti preferiti dal popolo e non solo.
Dapprima a Napoli la pizza si mangia soprattutto per strada, è solo a fine Settecento che viene cucinata anche nelle botteghe, le prime antenate delle moderne pizzerie.


Le palline di impasto devono risultare compatte e uniformi



Ora con una spatola tagliate il vostro impasto in pezzi da circa 250 grammi l’uno e cercate di creare palline compatte e uniformi. Riponetele su un vassoio coperte con un panno umido e lasciatele riposare per circa un’ora.

Stendete i dischi. Se non avete la possibilità di cuocere le vostro pizze direttamente su pietra, oliate una piccola teglia (28-30 centimetri di diametro) e adagiatevi il disco di pasta dopo averlo allargato con le mani sul piano di lavoro infarinato. Farcite a vostro piacimento.


IMPASTO BASE CON LIEVITO DI BIRRA

INGREDIENTI
un chilo di farina di grano tenero tipo 0 (W 200-240)
50 g di lievito di birra
600 ml di acqua
20 g di sale marino integrale



Mettete tutti gli ingredienti in una ciotola (il sale per ultimo) e impastate bene. Dopo la lavorazione coprite la massa e lasciatela riposare per 30 minuti. Dividete l’impasto in panetti da 250 grammi e formate delle palline compatte e omogenee. Mettetele quindi in frigorifero per 24 ore. Estraetele dal frigorifero e lasciatele riposare da 1 a 5 ore. A questo punto stendete i dischi e farcite a vostro piacimento. Infornate e cuocete al massimo dei gradi che consente il vostro forno per 8-10 minuti. Se disponete di un forno a legna portatelo all’incirca a 400 °C e cuocete per 3 minuti, girando a metà cottura la pizza per evitare che la parte rivolta verso la fiamma si bruci.




IMPASTO BASE DI FARINA INTEGRALE CON LIEVITO MADRE

INGREDIENTI
6 etti e mezzo di farina di grano tenero tipo 2
6 etti e mezzo di farina integrale
40 g di lievito madre
1 g di lievito di birra
un litro di acqua
35 g di sale marino integrale

Questo impasto prevede l’impiego di farina integrale in senso lato: con “integrale”, infatti, si intende il tipo di molitura e non il cereale d’origine, quindi date spazio al vostro gusto personale e scegliete il cereale macinato integrale che più vi piace. L’importante è che siano moliti a pietra. Il procedimento è uguale a quello per l’impasto base. L’unica differenza è che contenendo parti macinate più grosse, le farine integrali tendono a legare meno e quindi potrebbe esserci bisogno di più tempo di lavoro, manuale o di impastatrice. Anche il tempo di lievitazione potrebbe essere leggermente minore: tenete sempre controllato il vostro impasto per evitare che si sfibri.


IMPASTO BASE CON LE TREBBIE

INGREDIENTI
7 etti di farina di grano tenero tipo 2
7 etti di farina di grano tenero tipo 0
2 etti di trebbie
50 g di lievito madre
1 g di lievito di birra
un litro di acqua
35 g di sale

Cercate un birrificio artigianale nella vostra zona e chiedete se potete avere un pochino di trebbie: si tratta dei cereali macinati grossolanamente, utilizzati per l’infusione all’inizio della produzione della birra. Aggiungerli al vostro impasto darà quel tocco di sapore e consistenza particolare per uscire un po’ dagli schemi. Ricordatevi però che dopo l’utilizzo per la produzione di birra le trebbie sono calde: dovrete aspettare che arrivino a temperatura ambiente prima di utilizzarle.

Anche in questo caso, il procedimento è il medesimo dell’impasto base, tranne per il fatto che le trebbie dovranno essere aggiunte solo dopo aver disciolto i lieviti e prima di iniziare ad aggiungere i due tipi di farina.


Pizza sottile e cornicione a vostro gusto


Se vi piace la pizza sottile e croccante, dovete fare un impasto con il lievito di birra ma utilizzando una farina ricca di glutine (W 360 manitoba) in modo da ottenere un impasto molto estensibile. Dopo una lievitazione lunga che renderà la vostra pasta migliore, stendete il disco tirando con le mani la pasta in modo da ottenere un disco sottilissimo. Per il cornicione, se lo preferite sottile stendete il disco con il mattarello; se invece lo volete spesso, stendete la pasta con i polpastrelli, facendo in modo che il bordo assuma un aspetto rigonfio.

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Perché pizza e birra?
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Un salto nel passato alla scoperta di un “caso” che ha fatto storia: perché beviamo da anni la birra con la pizza.

Non c’è italiano, al giorno d’oggi, che accetterebbe di sedersi in una pizzeria che non abbia in carta qualche birra. Già, perché l’abbinamento pizza-birra da noi è un must. Eppure è sufficiente guardarsi intorno, curiosare in molti paesi occidentali mangiatori di pizza (perché, sebbene italianissima, oggi la pizza la possiamo considerare un piatto globale), per scoprire che la storia di questo interessante matrimonio d’amore affonda le proprie radici proprio qui da noi.

Negli anni Cinquanta, infatti, in pieno boom economico, i consumi di birra crescono, superando le barriere imposte dai provvedimenti fiscali ereditati dal regime fascista. È allora che la birra comincia a trasformarsi da semplice bevanda leggera e dissetante ad un prodotto degno di maggiore interesse. Tuttavia, sarà la diffusione di una licenza speciale di vendita di prodotti alcolici a bassa gradazione a determinarne la specifica diffusione: le pizzerie, infatti, non avevano la licenza per somministrare alcolici al di sopra degli 8 gradi. In buona sostanza le pizzerie non potevano vendere vino. Fu così che si determinò una nuova distribuzione di quella che diventava una valida alternativa all’acqua e alle semplici bevande analcoliche.


Successivamente, negli anni Sessanta, la pizzeria si affermerà come il luogo sociale per il pasto fuori casa della famiglia media. Un pasto accessibile e in qualche modo “democratico” che contribuirà all’emancipazione di coloro che fino a qualche anno prima consideravano il mangiar fuori – l’andare al ristorante – come appannaggio esclusivo delle classi più abbienti.

Oggi un terzo degli italiani (36%) quando mangia una pizza sceglie la birra. Il quadruplo di quanti provano il vino (8%), il doppio di quanti preferiscono un soft drink analcolico (16%). Ma la cosa più interessante è che l’abbinamento “nato per caso” si è trasformato in un cult. Tanto che oggi l’evoluzione della cultura birraria e l’affermarsi di pizzerie di qualità hanno diffuso una proposta articolata di abbinamenti e di varietà che permette di andare ben oltre il concetto di pizza margherita con una bionda. E che diventa motivazione per la visita e la scoperta di locali e stili. Gli anni Cinquanta, insomma, sono solo un ricordo…

LE FOCACCE


La focaccia ha origini antiche, ne troviamo le tracce già intorno al II sec. a.C. quando Catone nei suoi scritti parla del Libum, primo antenato di questa delizia. Un tempo nelle campagne, dopo il periodo di Quaresima, ci si scatenava con ricette d’ogni tipo fatte “schiacciando” decine d’uova. E, infatti, nelle nostre regioni tante sono le torte, le schiacciate e le focacce. Si tratta di paste lievitate, insaporite poi con spezie, erbe, formaggi, carne e salumi.

Quando si parla di focaccia non si può fare a meno di pensare alla Liguria, terra che di focacce ne ha partorite un universo intero. Già nel 1500 a Genova la semplice focaccia all’olio si consumava ovunque, persino in chiesa, soprattutto in occasione di matrimoni.

Ma la forza della focaccia ligure è tale che ancora oggi questa preparazione regna sovrana in tutte le panetterie della regione.
E tante e diverse sono le sue versioni.

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