Fratelli Stellari

Dall'Egitto con Furore

Giuseppe DJoNemesis Ciucci

"Il mistero dei Rotoloni delle Regine"


Questa è la storia di un giovane investigatore e della sua gatta aliena proveniente dalla costellazione di Orione, precisamente dal pianeta Pandor Méléchat.
L’investigatore, di nome DJoNemesis Cat, era un indagatore dei sogni, degli incubi e degli eventi paranormali: aveva condotto tante indagini, sempre affiancato dall’inseparabile gatta Lilly Sacra d’Orione, la quale portava al collo un ciondolo in cui si potevano intravedere le tre stelle della Cintura Piramidale. Abilmente, DJoNemesis aveva risolto questioni soprannaturali, ma stavolta gli toccò un caso molto difficile, qualcosa che andava al di là delle origini (più del menestrello Mangoni, vincitore dell’ultimo Festival Canoro della Frutta), e cioè un mistero situato a metà strada tra l’aldilà e il cosmo.
In Egitto, nei dintorni della Valle dei Re, dove si trovano le tombe di tanti faraoni, ultimamente accadevano cose dell’altro mondo. Gli abitanti di Luxor e dei villaggi situati in ampio raggio a partire dalla Valle si lamentavano per le continue, misteriose sparizioni dei rotoli di carta igienica, specialmente i rotoloni di una particolare marca, cosa che lasciava un po’ tutti nella cac... ehm, nell’imbarazzante situazione di non potersi pulire bene una certa parte del corpo. Fu così che i nostri DJoNemesis Cat e Lilly giunsero sul posto con il pattino V4 a iniezione automatica...

Cristina Paola Colesanti

"La rivolta delle mummie"


Il clangore assordante dei martelli pneumatici svegliò Assordanipal, il quale iniziò a tirare le bende della madre, prima piano, poi con una veemenza crescente. Nastizza si svegliò dal suo sonno profondo e chiese:
– Che c’è, figlio mio? Cosa ti turba?
– Mammaaaa, c’è un rumore infernale!
Veramente la genitrice si era resa subito conto di quale fosse il problema, ma non poté fare a meno di rivolgere quelle dolci parole all’amato pargolo, che tuttavia non sentì un accidente, per via del fracasso. Quale disgrazia si era abbattuta sulla sua famiglia? Ancora lavori! Questa volta il direttore del Museo Egizio di Torino aveva esagerato: l’intenzione era quella di fare le cose in grande, tuttavia una ristrutturazione dei locali per dare maggiore risalto ai cimeli che vi erano conservati francamente non era necessaria, bastavano e avanzavano i lavori eseguiti una decina d’anni prima... e a una mummia come lei, vecchia di millenni, quel periodo era sembrato durare solo pochi istanti. Miriadi di visitatori venivano ogni giorno ad ammirare le bellezze egizie, dunque Nastizza, ormai desta, si domandò quanti volessero farcene entrare ancora...

Stella Demaris

"La gatta della dea Bastet"


Sono distesa su un lettino e mi trovo in trance ipnotica.
Il mio guru è al lavoro su di me, nell’atmosfera ovattata dello studio, allo scopo di ripescare dal mio inconscio memorie di vite precedenti.
Aromi leggermente speziati esalano dal diffusore di essenze collocato in un angolo della stanza, risalgono la penombra e giungono a stuzzicarmi, così da facilitare il viaggio interiore che sto per intraprendere. Le parole dell’ipnotista hanno un tono perentorio, ma anche delicato e rassicurante, pertanto mi abbandono affidandomi completamente a lui.
Mi viene detto di visualizzare una porta chiusa, che io posso aprire, e al di là di questa una scala in discesa di dieci gradini; via via che scendo mi avvicino sempre più ai ricordi ancestrali del mio percorso evolutivo e, al termine della scala, entro in un tunnel completamente immerso nell’oscurità. Cammino nel tunnel senza paura, sento i miei passi risuonare nel silenzio circostante, finché intravedo in fondo un debole chiarore… Raggiungo la fine del tunnel, esco alla luce e mi ritrovo in una vita precedente. Osservo le mani, i piedi, la parte inferiore del corpo: sono un uomo, vestito con una tunica di pregio; indosso bracciali d’oro ai polsi e sandali di giunco, secondo lo stile dell’antico Egitto. Le parole della voce-guida mi sollecitano a ricordare il mio nome e il mio ruolo: Akhashdjet, assistente sacerdote al tempio della dea Bastet, nella città di Per-Bastet...

Anna Rita Foschini

"La Signora delle Bende"


«Non puoi accarezzare la gatta Bastet prima di avere affrontato la leonessa Sekhmet.»

La frase dall’oscuro significato continuava a rimbalzarmi in testa.
Dell’incubo dal quale mi destai madido di sudore una mattina di fine luglio, ricordavo soltanto un’immagine di donna: pelle lunare, lunghi capelli corvini e lineamenti esotici. China su di me, sorrideva con occhi dal taglio allungato, bistrati di nero. Le movenze feline e il profumo che emanava dalle vesti esercitavano sui miei sensi un’attrazione irresistibile. Quando avevo allungato una mano per sfiorarla, il sorriso si era distorto in un ghigno e, con le fauci spalancate, aveva “ruggito” quelle parole. Mi svegliai di soprassalto per rendermi conto, dopo alcuni istanti, che l’inquietante visione era solo un’immagine onirica.
Nei giorni successivi continuai a pensarci fino all’ossessione; la misteriosa creatura era conficcata nel mio cervello come un chiodo, se chiudevo gli occhi riuscivo a vederla, reale, in carne e ossa, che mi seduceva, per respingermi dopo essersi trasformata in una belva.
Bastet, Sekhmet, non sapevo cosa significassero quei nomi, ed ero assolutamente sicuro di non averli mai sentiti prima.
– Perché sei un ignorante, caro Marco, – sentenziò Giorgio, l’impiegato con il quale dividevo l’ufficio. – Possibile che tu, a scuola, non abbia studiato la mitologia egizia?

Rossana Foschini

"Roxandria d’Egitto"


Ibrahim conduceva al pascolo i suoi dromedari nella piana di Giza. Mentre gli animali gibbosi strappavano erba secca e cespugli, emettendo sgradevoli muggiti di soddisfazione, il miserabile pastore contemplava da lontano il profilo delle tre grandi piramidi e si lagnava a voce alta della sua sorte:
– Me tapino, – piagnucolava, – costretto a passare la vita in compagnia di queste bestiacce! Se almeno fossi nato faraone, adesso dormirei in un prezioso sarcofago, e la mia mummia susciterebbe l’ammirazione di milioni di visitatori in un museo famoso: Il Cairo, Londra, perfino il Louvre, oppure, e quella sarebbe l’apoteosi, il Museo Egizio di Torino.
Uno dei dromedari, infastidito dai suoi lamenti, lo fissò con sguardo vacuo, emise dalla bocca un’orrida tanfata, conseguenza della digestione, e riprese indifferente il suo pasto. Ibrahim, disgustato dall’odore pestilenziale, indietreggiò di qualche passo finché i suoi piedi persero il contatto con il terreno e, senza rendersene conto, si trovò a precipitare in una buca stretta e profonda. Per sua fortuna atterrò su un cumulo di sabbia senza riportare danni. Il giovane si rialzò e guardò verso l’alto; le pareti erano scoscese e senza alcun appiglio: impossibile ritornare in superficie. Stava per lasciarsi prendere dallo sconforto, quando individuò una specie di cunicolo scavato nella roccia, in fondo al quale si scorgeva un chiarore...

Madame Lilly

"La Fedele Creatura di Orione"


Secondo le antiche scritture, una divinità proveniente dalla costellazione di Orione giunse sul nostro pianeta, insieme a tecnologie aliene, per vigilare sull’operato dell’umanità nell’arco dei tempi futuri...

Diego Luci

"Dall’Egitto col furgone"


C’è chi viene dall’Egitto col barcone, ma io non sono certo il solito disgraziato in fuga dalle guerre: anzi, io le cercavo proprio le guerre, mi ci buttavo a capofitto e col mio carro falcato trebbiavo le gambe dei nemici come messi di grano! Bei tempi, ma poi sono apparsi i Romani con le loro formazioni a scacchiera e mi hanno rotto il giocattolo.
Sono arrivato col furgone anche se, a dire il vero, non è che di partire avessi tanta voglia. Di questi tempi bisogna accontentarsi; d’altronde essere sigillati in un sarcofago ha i suoi svantaggi, e uno di questi è il dover andare per forza dove ti vogliono portare i vivi. Che poi, anche questa è una bella moda: un secolo ti spostano qui e l’altro di là, e ora qualcuno di quei cervelloni arabi del Cairo, tra una rivoluzione e un colpo di Stato, ha avuto la brillante idea di cedermi in prestito al Museo Egizio di Torino per celebrare il nuovo allestimento.
Già che a me, un viaggio da solo, senza la fanteria, la cavalleria e gli arcieri, mi mette una tristezza addosso… Se penso poi che, alla fine, non ci scappa neanche un saccheggio, una cesta di gioielli, qualche decina di schiavi robusti, mi prende l’angoscia. Difatti questo viaggio sciagurato è stato uno squallore fin dall’inizio...

Fabio Nocentini

"Con te per l’eternità"


Santina Giglio era una zitella invecchiata, leggermente decrepita ma piuttosto colta e intelligente. Appassionata di letteratura, soleva recarsi spesso al Cimitero degli Inglesi di Firenze, negli orari di apertura, per rilassarsi, passeggiare e sedersi su una panchina a leggere un buon libro. Quel piccolo cimitero, incastonato come un gioiello nei viali della città, esercitava su di lei un fascino particolare, poiché le permetteva d’immaginare incontri galanti tra gli esponenti della nobiltà d’Oltremanica che, a partire dall’Ottocento, avevano eletto il capoluogo toscano al rango di dimora prediletta.
Santina sognava le dame raffinate, agghindate di tutto punto, i lord seducenti con i cappelli a cilindro, le carrozze romantiche e il rituale del tè, le cene di gala e i balli sontuosi in palazzi principeschi; sognava anche gli amori, clandestini o impossibili, che il secolo XIX evocava in lei. Amava leggere raccolte di poesia cimiteriale (un genere fondato appunto da autori inglesi), romanzi di passione e d’avventura ambientati al tempo del grande Impero coloniale britannico e...

FRATELLI STELLARI
DALL'EGITTO CON FURORE

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