​Sono già passati quattro anni da quando inaugurammo la prima mostra, cui sono seguite altre, dedicata alla “ riscoperta” di Giorgio Rossi, dopo quasi mezzo secolo di oblio dalla sua scomparsa, avvenuta nel 1963.
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Quest’anno, nel cinquantenario dalla sua morte, continuiamo a onorarne la memoria con un’altra esposizione di opere, questa volta nella prestigiosa sede di Palazzo Medici Riccardi di Firenze e con il patrocinio del’importante Museo Il Cassero per la scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento.
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Dopo tre mostre senza soggetto specifico, ecco invece un percorso tematico intorno a un soggetto di elezione della scultura di Giorgio Rossi: la “Donna”, la cui presenza ha accompagnato la sua operosa e ricca vita di artista.

​La figura femminile nella scultura che qui si presenta è raffigurata in tutte le fasi e ruoli esistenziali: da tenera bambina che dorme o che gioca con una bambola a serena adolescente a madre affettuosa a musa sensuale, amata moglie.

​L’uso e la padronanza dei più vari materiali, marmo, bronzo, terracotta, legno, gesso, alabastro, conferisce grazia e diversa espressività alle opere. E la pittura che trova spazio nella mostra non è certo da meno.

​Purtroppo non tutte le Muse di Rossi sono chiaramente identificabili ma la loro bellezza è tale per cui ognuno sarà libero di pensarle come meglio crede e sente, presenze con una spiccata personalità nell’universo femminile.

​In un legame imprescindibile con le Muse vivono gli autoritratti dell’artista, realizzati in vari materiali, all’interno di un filo rosso ideale che va dalla gioventù fino all’età matura. 

Paola Pagliai
​nipote di Giorgio Rossi 

Giorgio Rossi nasce a San Piero a Sieve nel 1892 e si forma a Firenze alla scuola dell’artista salentino Antonio Bortone. Si affaccia sul panorama della scultura nel secondo decennio del Novecento e da subito mostra l’innato talento in opere che si guadagnano riconoscimento e premi. 

La sua carriera prende il volo in ambito monumentale nel primo dopoguerra con toni di austero classicismo (fra tutti ricordiamo il Monumento ai caduti di Borgo San Lorenzo, del 1927), ma la vena di sensibilità che da sempre contraddistingue l’operare dell’artista lo orienta ben presto verso soggetti privati, prevalentemente femminili. 

Da qui lo spunto per un evento espositivo dedicato esplicitamente al tema della Donna, musa prediletta lungo l’arco di una carriera pluriennale, tema che Rossi modula con versatile ma sempre affettuosa disposizione, tanto quando sceglie per protagonista l’amata moglie Pia o le nipoti bambine che quando ritrae volti di sconosciute modelle o, ancora, esplora la variabile sempre rinnovata del nudo.

Divenuto insegnante presso la Scuola artistico-industriale di Volterra nel 1927, egli non muta infatti il proprio sentire, e pur mostrando attenzione vigile verso il mondo de les arts déco parigine con il suo portato di eleganti stilizzazioni, non tradisce le motivazioni profonde di un rigore formale che gli è da sempre familiare e che può ben essere definito “classico”.

Di qui alla “scoperta” dell’arte etrusca il passo è breve, e conduce Rossi alla formulazione di un linguaggio essenziale, al tempo stesso affabile e conciso, antico e moderno, sognante e concreto, dove la predilezione per un materiale povero ma caldo, quasi familiare, come la duttile creta dell’antica coroplastica locale, gli offre ulteriori possibilità espressive.

L’attività di Rossi si conclude con la sua morte, nel 1963, a Firenze, dove egli è tornato definitivamente a operare una volta completato l’insegnamento, nel vecchio studio di via dei della Robbia.

Lascia una serie di bellissime opere, sculture e quadri, gelosamente custodite dalla famiglia che dal 2009 ha intrapreso un’azione di “riscoperta” con l’allestimento di varie mostre di cui quella che qui si presenta, dedicata alle sue Muse, si inaugura a Palazzo Medici Riccardi di Firenze il  7 dicembre 2013.

Didascalia immagine: Gesso dipinto cm 25x32,  tributo all’amata moglie Pia

​Giorgio Rossi dal suo Maestro ereditò una complessa vocazione artistica, considerando la scultura un esercizio nobile cui sacrificare ogni altra esigenza creativa considerando la scultura come esercizio nobile, al quale sacrificare ogni altra esigenza. 

 Artista inserito nella società, a suo modo impegnato in ambito civile, rinunciò alle pose dannunziane che le avanguardie del primo Novecento stavano lanciando con forza.

​L’autoritratto accompagna tutta la vita artistica di Giorgio Rossi quale uno specchio dell’anima in cui la personalità si riflette costantemente.

I diversi materiali usati, bronzo, gesso, terracotta, olio su cartone, donano ad ognuno di essi caratteristiche proprie e ben definite, dai riflessi lucenti del bronzo che si insinuano nelle pieghe del volto alla plasticità della terracotta.

Altri ritratti che non sono qui riprodotti ci consentono di seguire i mutamenti del volto dell’artista da quando giovanissimo, alla soglia dei diciotto anni, si avviava a intraprendere una “carriera” nel mondo dell’arte, alla maturità con i sogni ormai quietati.

L’immagine offerta è sempre quella di una profonda personalità, più attenta all’essere che all’apparire, scevra da servilismi (che certo sarebbero stati molto utili durante il Ventennio) e sempre rivolta verso l’arte, sua perenne passione.

Giorgio Rossi in una foto degli anni Venti, foto di archivio

Teneri o sensuali, sinuosi o possenti, il ritratto dei corpi femminili conferma il soggetto di elezione dell’arte di Giorgio Rossi: la Donna, interpretata in tutte le fasi della vita, tenera bambina, attraente giovinetta, splendida musa, madre affettuosa, amata moglie. Forse la paternità negata vissuta con sofferenza ha donato all’artista una sensibilità straordinaria che trovava il suo alter ego nella donna, da sempre accogliente consolatrice di anime inquiete.

I materiali usati sono ancora più vari: al bronzo alla terracotta e al gesso, si aggiunge il marmo, il legno, e l’alabastro, entrato quest’ultimo nel mondo dell’ artista da quando iniziò a insegnare alla Regia Scuola d’Arte di Volterra. Tecniche diverse si inseguono nel tempo in un naturale passaggio da forme più classiche a forme più moderne, in una continua ricerca del “nuovo”.

Immagine in primo piano:  Bambina che dorme, marmo h 65 cm,  piccolo nudo seduto e raggomitolato in marmo candido, una bimba ritratta nel suo sonno innocente che coglie perfettamente la purezza dell’infanzia.

​Nei volti femminili si esprime al meglio la poetica di Giorgio Rossi, artista più attento a raffigurare l’intimità dei suoi personaggi che a celebrare ideali astratti.

Nell’archivio degli eredi si trovano foto d’epoca di sculture andate disperse, sicuramente molte a causa dell’alluvione, dove è preponderante il soggetto femminile. 

Anche in questo caso, l’uso sapiente dei vari materiali dona particolare vitalità ai ritratti.

Purtroppo di quasi tutti questi volti poco o niente si sa e ognuno rimane libero di interpretarli a seconda del proprio rapporto con l’universo femminile.

Donna con collana, terracotta, h. 41cm

​Di corredo alla scultura, ma non meno suggestivi, i dipinti rappresentano una parte sicuramente importante dell’opera creativa di Giorgio Rossi.

Si sa che intrattenne rapporti di amicizia con pittori dell’epoca, uno fra tutti Gianni Vagnetti che lo ritrasse in un austero dipinto a olio mentre Giorgio Rossi, a sua volta, lo immortalò in una terracotta. Erano gli amici che si ritrovavano al bar Gambrinus, sede all’epoca di artisti e intellettuali fiorentini.

Dai nudi al bagno, con riferimenti ai contemporanei francesi, ai paesaggi toscani di terra e di mare ritratti con pennellata sicura, ai ritratti dell’amata moglie Pia, i dipinti non meno suggestivi delle altre opere, confermano la volontà  dell'artista di esplorare il vasto mondo dell’arte figurativa, non contento della sola scultura, sua arte di elezione

Bagnanti, 52x72 cm. Una pennellata sognante avvolge il bagno di queste giovani ragazze, inconsapevoli dello sguardo che le ritrae

​Il 7 DICEMBRE 2013 si inaugura a Palazzo Medici Riccardi di Firenze la mostra “Volti dal passato. Giorgio Rossi e le sue Muse” organizzata dal Museo Civico Il Cassero per la scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento di Montevarchi (AR) e patrocinata dalla Provincia di Firenze.

La mostra, di cui il presente catalogo digitale propone alcune immagini, curata da Rossella Campana e Alfonso Panzetta, si inserisce in un progetto di rivalutazione degli scultori toscani attivi nella prima metà del XX secolo.

Esposti una sessantina di ritratti plastici perlopiù femminili – eseguiti in bronzo, marmo, terracotta, gesso insieme ad alcuni dipinti ed autoritratti dell’artista.

La mostra allestita nella Sala della Limonaia di Palazzo Medici Riccardi, in via Cavour 3, resterà aperta al pubblico da domenica 8 a martedì 31 dicembre dalle 9.00 alle 18.00 (chiuso il mercoledì).

Info: 055.9108274

info@giorgiorossi-sculture.it