Cantine Cecchi: 120 anni di storia che guardano al futuro
La casa vinicola Cecchi di Castellina in Chianti festeggia la 120° vendemmia e pone le basi per un progetto da “gustare”...
Behind every bottle of good wine, there is a huge amount of work: years of experience, labour and plenty of passion perhaps because wine is...
Centoventi anni ben portati che non solo altro che la base per un futuro ancora più roseo. A festeggiare è la Casa vinicola Cecchi, ristrutturata...
Cecchi festeggia quest’anno 120 anni di attività nel mondo del vino: quattro generazioni di dedizione, rispetto, amore e passione per la...
L’etichetta Coevo di Cesare ed Andrea Cecchi è giunta con la vendemmia 2010 alla sua quarta edizione: un vino che viene prodotto solo in...
In Tuscany, there is a type of grape that has been called the very essence of the region: Sangiovese, which is the main ingredient in Tuscany’s most famous wines, such as Chianti Classico, Brunello di Montalcino and Vino Nobile di Montepulciano. In Southern Tuscany, close to the sea, Sangiovese grapes are used to make Morellino di Scansano wine, a very young but surprisingly good DOCG.
Morellino di Scansano is produced in the hills around Grosseto and contains at least 85% Sangiovese grapes (locally the grape is called Morellino: the same name used to call local horses). Morellino is a ruby red coloured wine with an intense smell and a warm, rather tannic flavor. Reserve status is given to wines that have aged for two years, one year of which must have been in wooden barrels.
The Maremma region hosts historical family farms which produce excellent Morellino di Scansano thanks to their great attention to detail. At the Val delle Rose estate, for example, there are vineyards dedicated exclusively to Morellino di Scansano Riserva production. The harvest is done from the beginning of September until the first half of October, but for the Morellino riserva only the smaller and mature bunches are picked.
After harvesting, grapes go through a reception tank into a stemmer, which removes the grapes from the rachis (the stem that holds the grapes).
Then grapes are carried into large tanks, where they will be crushed mechanically two to three times a day for several months, leaving the skins in contact with the juice throughout the fermentation.
High-quality technology is used for both for the harvest and the wine-making. Only French oak barrels can contain the wine, which remains dormant in majestic “cantine”. Wineries are works of modern architecture, sweet-scented spaces that seem to have been created for futuristic movies.
When I think of Morellino what comes to mind is the dry land and the cool breeze, the fine wine cellar, the vineyards and the sea beyond, the sun that warms the soul, a horse running in the rolling hills, the fresh fish, the sea salt. I think of millions of sweet, round, dark and perfect grapes, as perfect as the work of the passionate wine producers in the Maremma.
Photos taken during the Cecchi harvest blog tour at Val delle Rose
Magnum e bordolesi numerate per i 120 anni Nelle vigne di Villa Cerna, nella parte in cui il Sangiovese si esprime al meglio, sono stati individuati alcuni filari le cui uve verranno raccolte proprio in questi giorni, poi vinificate e invecchiate separatamente. Di questo vino saranno prodotte Magnum e bordolesi numerate che sarà possibile degustare solo al prossimo anniversario, ovvero nel 2018 per i 125 anni.
Una fitta trama di relazioni, storie, aneddoti, vittorie e sconfitte, riempie questi anni e fa sì che oggi Cecchi sia tra i produttori di vino più conosciuti nel mondo. Era solo il 1935 quando il primo Luigi Cecchi iniziò l’attività di export e adesso i vini Cecchi si trovano in oltre 50 paesi del globo per una produzione totale di 7 milioni e 600 mila bottiglie. Per festeggiare i 120 anni Cesare è partito dai ricordi dei primi viaggi per “piazzare” la produzione in Europa o negli Stati Uniti.
“Questi viaggi venivano organizzati con largo anticipo – ricorda Cesare – Anche prenotare in banca le banconote doveva essere fatto per tempo e durante il viaggio, per alcuni giorni, avevamo non poche difficoltà a collegarci con l’Azienda e per questo i disagi non mancavano. Ma vendere all’estero era più affascinante perché riservava mille sorprese. Il primo vino a varcare i confini nazionali è stato il Chianti, che nel suo fiasco è diventato simbolo e icona del vino e della cultura italiana nel mondo. Di “internazionalizzazione” ci occupiamo da molto tempo infatti, già negli anni ’70, gli USA erano un mercato molto importante, così come la Germania e l’Inghilterra. Ed è stato proprio in questo periodo che in Azienda, abbiamo sentito la necessità di strutturare un ufficio con persone specializzate che si occupasse esclusivamente di export. Era molto difficile mantenere i rapporti con gli importatori. Oggi i mezzi di comunicazione consentono di avere tutto. 30 /40 anni fa i tempi erano necessariamente più dilatati. Ricordo ancora quando nel ’78 arrivò il telex che cambiò totalmente modo di lavorare”.
Andrea e Cesare Cecchi fanno tesoro del passato guardando al futuro e impegnandosi quotidianamente in tutta la filiera dell’Azienda. Dallo studio e ricerca nel vigneto e in cantina fino alla logistica, con grande dedizione al settore finanziario, gestionale, commerciale, di marketing e comunicazione.
“Solo dopo circa 25 vendemmie posso dire di aver raggiunto la maturità giusta per poter vivere al meglio la complessità di questa impresa dando un più preciso e veloce ritmo alla mia attività” Afferma Andrea: “il vero passaggio generazionale, il grande cambiamento, è avvenuto fra la fine degli anni ’80 e gli inizi ’90 quando insieme a mio padre decidemmo che era tempo di allargare la superficie vitata, comunque già importante con la proprietà di Villa Cerna, acquisendo la tenuta Castello Montauto a San Gimignano e Val delle Rose in Maremma”.
Piero Campani
Cecchi festeggia quest’anno 120 anni di attività nel mondo del vino: quattro generazioni di dedizione, rispetto, amore e passione per la vite, per il territorio e per la divulgazione della toscanità nel mondo. Una storia che ha come tema Castellina in Chianti e il Chianti Classico e come racconto la Maremma, San Gimignano e più tardi anche l’Umbria. Oggi a guidare l’azienda sono i fratelli Cesare e Andrea Cecchi, che in questi anni di loro conduzione hanno ampliato e potenziato quanto di già importante aveva realizzato loro padre, il cavalier Luigi.
LA RIVOLUZIONE DEGLI ANNI ’90 – «Solo dopo circa 25 vendemmie posso dire di aver raggiunto la maturità giusta per poter vivere al meglio la complessità di questa impresa, dando un più preciso e veloce ritmo alla mia attività»dice Andrea, agronomo e responsabile tecnico del “pianeta Cecchi”. «Il vero passaggio generazionale, il grande cambiamento, è avvenuto tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, quando insieme a mio padre e a mio fratello Cesare decidemmo che era tempo di allargare la superficie vitata, comunque già importante con la proprietà di Villa Cerna, acquisendo la tenuta Castello Montaùto a San Gimignano e Val delle Rose in Maremma. Ogni trasformazione ed evoluzione sono state comunque frutto di riflessioni indirizzate a precisi obiettivi. Cecchi non ha mai ceduto a scelte impulsive. Velocità di esecuzione, ma con quella ponderatezza tipica dei tempi agricoli dove occorrono riflessione e strategia».
CHIANTI APRIFILA DELL’EXPORT – Oggi l’azienda produce e commercializza 7 milioni e 600 mila bottiglie all’anno, che distribuisce in 50 Paesi. «Un tempo vendere all’estero era più affascinante perché riservava mille sorprese», aggiunge Cesare Cecchi, responsabile marketing.«Il primo vino a varcare i confini nazionali è stato il Chianti, che nel suo fiasco è diventato simbolo e icona del vino e della cultura italiana nel mondo. Di “internazionalizzazione” ci occupiamo da molto tempo e già negli anni ’70 gli Stati Uniti erano un mercato molto importante, così come la Germania e l’Inghilterra. Ed è stato proprio in questo periodo che in azienda abbiamo sentito la necessità di strutturare un ufficio con persone specializzate, che si occupasse esclusivamente di export».
UN VINO PER L’ANNIVERSARIO – Per celebrare la 120esima vendemmia dell’azienda, i fratelli Cecchi hanno deciso di produrre un vino particolare, che uscirà sul mercato nel 2018. Un Sangiovese in purezza dei migliori filari delle vigne di Villa Cerna, un vino confezionato in magnum e bordolesi numerate. Nel frattempo è uscita nei giorni scorsi la vendemmia 2010 di Coevo, il prodotto che rappresenta la sintesi di un percorso molto profondo e importante nella storia di Cecchi. Questo vino, che unisce la Maremma al Chianti Classico, è frutto del blend di quattro varietà: Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot e Merlot. Le percentuali variano ogni anno per prendere il meglio che quei vitigni danno nelle diverse annate.
Emanuele Pellucci
L’etichetta Coevo di Cesare ed Andrea Cecchi è giunta con la vendemmia 2010 alla sua quarta edizione: un vino che viene prodotto solo in annate dalle caratteristiche ideali per i due territori toscani da cui provengono le uve, con un blend che varia a seconda delle peculiarità della vendemmia. Andrea racconta che nel 2006 – anno della prima edizione, seguito poi da 2007 e 2009 - “per 12 mesi questo vino si è chiamato punto di domanda”. Il fatto è che i fratelli Cecchi avevano nel cuore e nelle idee un vino che fosse dedicato al padre Luigi (scomparso nel 2004) e che racchiudesse il grande legame di famiglia con due particolari zone viticole toscane, interpretando la mineralità e l’intensità della Maremma insieme alla raffinatezza del Chianti. Nasce così il percorso che porta alla genesi di Coevo, un segnale di svolta per la storia enologica della cantina Cecchi, un emblema di memoria della tradizione attualizzato nell’oggi, ma soprattutto una strada tracciata per il futuro. Per ottenere il massimo nelle migliori vendemmi, l’uvaggio di Coevo varia pur mantenendo al centro il sangiovese, che nell’annata 2010 è presente per il 60% con l’uva che proviene dai vigneti di Castellina, dalla prima tenuta acquista dalla famiglia Cecchi in Chianti Classico, Villa Cerna. Il cabernet sauvignon è un omaggio al padre Luigi, che a fine anni ‘80 decise di trasformare un uliveto in un vigneto piantando cabernet sauvignon per via della particolare esposizione. Le uve merlot e petit verdot della Maremma sono invece state scelte per dare un tributo al territorio, dove dai vigneti si ottengono espressioni varietali eccellenti.
Punteggio » 92
Categoria »Rosso
Regione » Toscana
Nazione »Italia
40 Euro