La Grande Guerra:
Galizia, Dolomiti


Galizia 1914




Dolomiti 1915


Perché ’14-’18?


Addosso l’uniforme: italiano, austriaco, russo, ungherese, bosniaco, tedesco, comunque dentro sempre un uomo.
Un fronte di soldati contadini, divenuti alpinisti combattenti: nel cuore solo la coscienza dolorosa del prezzo terribile, pagato da tutti, per la difesa della propria terra o per essere stati mandati inutilmente a conquistare quella altrui.
Cento anni ci separano dall’evento che ha sconvolto l’Europa
e provocato un’incolmabile frattura tra il mondo antico
e il mondo di oggi; una follia destinata a contaminare i popoli portandoli di lì a poco al secondo conflitto mondiale.
La Grande Guerra – la Gran Vera – la comunità ladina
l’ha vissuta tutta, ed è stata il punto di non ritorno rispetto
ad un passato millenario che la legava al mondo mitteleuropeo.
La Trincea: un interminabile budello di sofferenza nel quale ragazzi ladini, trentini e tedeschi di allora dovettero convivere, combattendo in Galizia contro i Russi, e sulle Dolomiti contro gli Italiani.
Dall’altra parte, l’esperienza terribile dei soldati italiani mandati allo sbaraglio su questo fronte assurdo, nel tentativo
di conquistare una cima dopo l’altra per arrivare a Vienna.
Le uniformi ed i cimeli della collezione Caimi-Federspiel conservati presso il Museo Ladino di Fassa, insieme con altri


provenienti da collezioni private, costituiscono
una straordinaria raccolta ed una testimonianza unica dell’immane tragedia che si consumò sulle montagne di Fassa
e Fiemme.
“Guerra alla Guerra”, una sezione speciale sull’orrore della guerra così come è nelle durissime immagini originali raccolte da Ernst Friedrich. Questa guerra, madre di tutte le guerre moderne, deve restare impressa nella nostra memoria.
Un mondo spaventoso, da cui apprendere il valore inestimabile della Pace.
Abbiamo un sogno: che questa mostra possa trasformarsi
in un’esposizione stabile per far sì che la gente della nostra terra, così come gli Ospiti provenienti da tutto il mondo, trovino un luogo in cui conoscere e riflettere su quanto
è accaduto, per non smarrire le radici della propria storia,
per capire dal passato quale futuro costruire per la propria vita, un futuro di pace.
Che tra altri cento anni tutto quello che è stato qui documentato possa ancora essere a disposizione di tutti,
per ricordare.

I curatori
Mauro Caimi
Michele Simonetti “Federspiel”


Cannone da 75/27 Mod. 1911 Vikers - Terni


In seguito ai ritardi nella consegna dei cannoni da 75 mm Krupp a tiro rapido
Mod. 1906, già utilizzati nella guerra di Libia, si sperimentò un nuovo modello,
il Déport Mod. 1911, la cui produzione fu affidata ad un consorzio di ditte presieduto dalla Vickers Terni e dalla Società Acciaierie di Terni.
Nel maggio del 1915 erano in linea nel Regio Esercito 125 batterie armate
con questo pezzo, per un totale di 500 bocche da fuoco in organico ai reggimenti
di artiglieria delle divisioni di fanteria e dei corpi d’armata.
Data la situazione d’emergenza, nel 1915 una trentina di batterie vennero assegnate alla difesa contraerea territoriale, a cui il pezzo, date le caratteristiche
di traiettoria, di settore e di cadenza di tiro, si prestava sufficientemente bene,
grazie allo studio di un’installazione particolare che permetteva l’elevazione
della canna fino a 75-80 gradi.
Nel 1918 il 75/27 Mod. 1911 fu il pezzo più utilizzato in funzione contraerea, arrivando ad armare 43 batterie.


Dati tecnici

nazione d’origine: Italia
matricola: 3139 10790
dimensioni: 4200x1600x1600 mm
peso: 1075 kg ca
calibro: 75 mm
lunghezza bocca da fuoco: 2.130 mm
gittata massima: 10,2 Km
munizionamento: granata caricata a tritolo o schneiderite; shrapnel caricato con 360 pallette da 9 g o 260 da 12 g; granata con spoletta a percussione Schneider (costruzione francese); granata dirompente per tiro contraerei; granata chimica con 400 g di liquido lacrimogeno o gas asfissiante o miscela nebbiogena.


Proprietà delle Civiche Raccolte Storiche del Comune di Milano, in comodato presso il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto.

Lo scoppio della Grande Guerra 1914 – 1918


L’attentato di Sarajevo nel giugno del 1914 e gli avvenimenti diplomatici svoltisi durante il luglio successivo furono la causa pratica e concreta che portò allo scoppio del conflitto mondiale. Alle 12:00 del 28 luglio 1914 l'Austria dichiarò ufficialmente guerra alla Serbia e da lì il folle meccanismo delle alleanze mise in moto il conflitto che cambiò per sempre il mondo.
Le ragioni principali dello scoppio della guerra furono molteplici e legate soprattutto alla volontà di alcuni Stati di estendere il proprio dominio su territori sempre più vasti. Germania e Francia si contendevano infatti il dominio dei ricchi territori di confine dell’Alsazia e della Lorena, mentre la lunghissima lotta tra Austria e Russia ruotava attorno al dominio dei Balcani. L’Inghilterra d’altro canto operava alacremente per salvaguardare e incrementare i propri domini coloniali, così da mantenere salda la propria posizione fra le grandi potenze dell’Occidente.
Imperialismo, tensioni etniche e nazionalistiche, interessi industriali ed economici e una classe politica attenta solo all’aumento del proprio prestigio e della propria egemonia, trasformarono la meravigliosa crescita dell’Europa della Belle Ėpoque in una efficientissima macchina industriale dedita alla creazione di strumenti di morte.


In poco tempo, tutte le popolazioni coinvolte si ritrovarono
sui campi di battaglia solo per il volere di pochi sovrani
e politici.
I volontari, accesi sostenitori accorsi sui campi di battaglia,
non riflettevano per nulla lo spirito profondamente pacifico
di milioni di uomini che, trasformati in soldati, vennero lanciati
nella follia della guerra moderna senza nemmeno rendersi conto del perché avrebbero dovuto uccidere ed odiare nemici sconosciuti.
I partiti politici che ebbero il coraggio di protestare per mantenere la pace non furono ascoltati e vennero poi azzittiti dalla supremazia della casta militare. Nessuno riuscì più
ad opporsi senza subire pesantissime conseguenze e nessuno poté rifiutarsi di combattere.
Solo la rivoluzione Sovietica del 1917 fece scattare il primo segnale d’allarme a tutti i governi… il conflitto doveva essere
in qualche modo arrestato… i popoli non potevano sopportare più a lungo un flagello come quello.


Tabella di confine tra due contee del Tirolo


La Val di Fassa rimase per secoli sotto il potere del Principe Vescovo di Bressanone, fino a quando Napoleone Bonaparte, nel 1803 soppresse i principati vescovili.
Con la vittoria degli austriaci sui francesi nel 1813, tutti i Ladini tornarono sotto l’Austria con tutto il Tirolo ed il Trentino. La valle di Fassa venne aggregata al circolo amministrativo di Trento nel 1817 e alla diocesi della stessa città nell’anno successivo. Allo scoppio della guerra, nel 1914 Moena e la valle di Fassa facevano ancora parte dei territori dell’Impero Austroungarico e quando l'Austria dichiarò guerra alla Serbia il 28 luglio 1914 ed alla Russia il 6 agosto, i ladini abili dai 18 ai 40 anni furono arruolati e mandati a combattere sul fronte orientale.


In questa immagine il nuovo Imperatore Carlo I d’Asburgo è a Moena dove
si intrattiene con la popolazione e conversa con i civili. Il prestigio e il fascino
della casa imperiale fortemente radicato nelle popolazioni tirolesi si percepisce
dalla semplicità di questa immagine.


Cronologia '14 - '18


La fine della Guerra


Nei primi giorni del novembre 1918 il silenzio e la pace tornarono sull’Europa e sul mondo. Americani, Francesi, Inglesi, Italiani e tutti i loro alleati erano riusciti a far capitolare gli Austro - Tedeschi.
Il trattato di Versailles pose ufficialmente fine alla Prima Guerra Mondiale. Fu stipulato nell’ambito della Conferenza di pace di Parigi del 1919-1920 e firmato da 44 Stati il 28 giugno 1919 a Versailles. Sancì la nascita della Società delle Nazioni, uno dei Quattordici Punti voluto dal Presidente degli Stati Uniti Thomas Woodrow Wilson. La Società delle Nazioni fu pensata come un’organizzazione intergovernativa con il fine di arbitrare i conflitti tra le nazioni prima che si giungesse alla guerra, ma in realtà gli americani non ratificarono mai l’accordo.
Il trattato di Versailles oltre ad abolire la coscrizione per
la Germania, pose anche grosse limitazioni alle forze armate tedesche, che non potevano superare le 100.000 unità. Stabilì inoltre le riparazioni che dovevano essere pagate dalla Germania e, nel 1921, la cifra fu ufficialmente fissata in 132 miliardi di marchi. I problemi economici che questi pagamenti comportarono sono spesso citati come la principale causa della fine della Repubblica di Weimar e dell’ascesa di Adolf Hitler, che inevitabilmente portò allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.


Tra Regno d’Italia e Impero d’Austria Ungheria furono ratificate queste condizioni: le parti del Tirolo comprendenti Cortina d’Ampezzo e le odierne Province Autonome di Bolzano e di Trento, l’ex contea di Gorizia e Gradisca, la città di Trieste e l’Istria furono annesse al Regno d’Italia.
Alla fine della guerra, come è logico, tutti gli Alleati dell’Intesa usarono la parola vittoria per sancire la loro supremazia.
Ma in realtà, come in tutte le guerre, non ci furono né vincitori né vinti. L’Europa non fu mai più la stessa e la maggior parte dei regnanti da quel momento in poi vedranno declinare rapidamente il loro potere e splendore. Non solo. La pace che era stata decisa a tavolino non corrispondeva in molti casi al diritto di autodeterminazione dei popoli, portando rapidamente alla crescita di nuovi focolai di odio
e aggressività. L’Europa ridotta in macerie contava inoltre milioni di famiglie distrutte, nonché malati psichici e disabili che affollavano in modo impressionante le città e i paesi, per non parlare dei morti di malattia e di stenti mai contati dopo il conflitto.



MOSTRA EVENTO

1914-1918 «La Gran Vera»
La Grande Guerra: Galizia, Dolomiti



Associazione storica “Sul fronte dei ricordi”



Sodalizio di volontariato, operativo da oltre vent’anni, che lavora per la manutenzione,
il restauro conservativo, la messa in sicurezza e la valorizzazione dei manufatti bellici
della Grande Guerra presenti sul territorio del Comune di Moena e di quelli limitrofi.
Oltre al ripristino di trincee, gallerie e postazioni, l’associazione cura e mantiene in ordine
i sentieri e le stradine di arroccamento verso la zona del fronte e ne promuove l’utilizzo.
Ha realizzato sette percorsi escursionistici a diversi livelli di percorribilità: dal campo trincerato in località Fango/Fanch, accessibile a tutti, fino alle Alte vie delle Creste di Costabella o dei Monzoni, che necessitano di attrezzatura e tecnica alpinistica almeno rudimentale.
I reperti, trovati nel corso dei lavori di ripristino e non solo, sono stati messi a disposizione
del pubblico nella mostra - museo di Someda (frazione di Moena), e pubblicati in parte nel libro “Frammenti di storia: la Grande Guerra fra Moena, Falcade e Passo San Pellegrino”.
Il lavoro dell’Associazione, portato avanti con spirito di volontariato, vuole ricordare le atrocità e le sofferenze patite dai soldati che hanno combattuto la Grande Guerra sulle nostre montagne e su altri fronti.
Un grande impegno che è anche un invito a guardare il futuro con gli occhi della speranza, affinché questo non accada mai più.



Percorsi sui luoghi della Grande Guerra
A cura dell’Associazione “Sul fronte
dei ricordi”

Ulteriori informazioni sul sito www.frontedeiricordi.it
o presso il presidente Livio Defrancesco, tel. 3348222082

I curatori



Mauro Caimi
Nato nel 1962 a Milano ove risiede, laureato in Scienze politiche, giornalista pubblicista e consulente tecnico ufficiale del Tribunale di Milano, si dedica da anni per passione alla Grande Guerra combattuta sul fronte dolomitico collaborando quale esperto, scrittore e redattore, con periodici di settore ed allestendo mostre tematiche divulgative.

Michele Simonetti “Federspiel”
Nato a Milano nel 1964, fin dall’età di 6 anni frequenta, con il nonno Bruno Federspiel, Moena e le cime delle Dolomiti. Inizia a collezionare reperti di scavo, coltivando la passione per l’archeologia militare e raccogliendo cimeli, uniformi e opere d’arte dell’Imperial e Regio Esercito e in generale della guerra sul fronte della Marmolada, Bocche, Lagorai. Insieme con Mauro Caimi organizza numerose mostre e pubblica alcuni volumi sul tema.

Entrambi sono “conservatori onorari” del Museo Ladino di Fassa per la sezione “Grande Guerra”.
La loro collezione è oggi divenuta patrimonio del Museo Ladino di Fassa, al fine di costituire una struttura musearia permanente a testimonianza del dramma che colpì le valli ladine e l’intera Europa.
Con la stessa finalità è stato proposto il progetto del “Parco della Memoria della Grande Guerra in val di Fassa”, esteso al territorio compreso tra l’alta via “Bruno Federspiel” e “Bepi Zach” e Cima Bocche.